In quanto terapia MANUALE, mi sembra più che doveroso aprire una parentesi, forse un po’ più scientifica del solito, su cosa sia il tocco e sul come e perché lo percepiamo.
Iniziando dalle esperienze sensoriali che avvengono già all’interno della pancia della mamma, il tocco è una delle prime modalità attraverso cui riceviamo informazioni dall’esterno permettendoci così di cominciare ad acquisire fin da subito consapevolezza dell’altro e di noi stessi.
Il tocco NON è solo terapeutico, ma è anche qualcosa che accumuna tutti: è l’unico momento in cui le differenze fra i diversi operatori che si occupano della salute del paziente si annullano. A livello della pelle sono presenti diversi tipi di recettori, particolari cellule che fanno parte del sistema nervoso e che hanno differenti capacità afferenziali, ovvero l’abilità di riconoscere e percepire stimoli tattili esterni. Questi si vengono ad attivare più o meno a seconda della tipologia di tocco a cui sono sensibili.
Per questo motivo bisogna essere consapevoli che il tipo di tocco che si va a scegliere può cambiare ed influenzare la palpazione e, di conseguenza, la valutazione:
- Tocco aspecifico o procedurale, è il contatto che medici e/o operatori sanitari effettuano sui pazienti durante manovre specifiche che gli consentono di compiere le loro valutazioni. Chi non ha mai dovuto eseguire un prelievo del sangue? Ecco, quando l’operator* sanitari* vi ha toccato il braccio per percepire dove inserire l’ago, stava utilizzando questo tipo di contatto.
- Tocco materno (non me ne vogliano i papà ma si chiama proprio così), il “semplice” contatto fra la pelle del bambino e quella della mamma. Ne è un esempio la pratica dello skin to skin, ovvero quando subito dopo il parto il bambino viene appoggiato sul petto della mamma. Se le condizioni lo permettono, è caldamente consigliato perché questo tipo di contatto ricorda al neonato l’ambiente tattile in cui ha vissuto per 9 mesi e questo gli consente di vivere in maniera meno “traumatica” il passaggio dall’ambiente intra uterino a quello extra uterino.
- Tocco affettivo, un tocco lento e leggero, applicato con una velocità che va fra 1 e 10 cm/s e che viene percepito e trasportato tramite delle speciali fibre dette fibre C tattili, presenti solo ed esclusivamente sulle porzioni di pelle dove sono presenti i peli. Questo, ovviamente, sta ad indicare che questa tipologia di tocco si può effettuare (e ha senso che venga fatta) solo nelle zone con peli. Tutte le informazioni raccolte dalle fibre C tattili arrivano poi ad una specifica area del cervello chiamata insula, area fondamentale per l’esperienza delle emozioni – ed ecco spiegato il perché del nome!
- Tocco discriminatorio o sensoriale, tipologia di tocco ci consente di percepire la consistenza, la forma, la densità di un oggetto. Viaggia attraverso fibre dette Aβ, particolari fibre che percepiscono ed inviano informazioni tattili e relative alla pressione con cui viene eseguito il contatto alla corteccia somato motoria, area del cervello che si occupa della risposta motoria, ovvero che in seguito ad uno stimolo esterno, decide ed elabora un movimento in risposta.
Vi starete chiedendo perché vi abbia detto tutto questo. I motivi sono vari, e se vorrete ve li racconterò dal vivo in studio, ma nel mentre ve ne lascio uno, una piccola chicca che riguarda i piccoli pazienti: siccome il tocco osteopatico ha un effetto e quello affettivo un altro, la “somma” dei due potrebbe portare risultati molto interessanti. Per questo, quando mi viene portato in studio un piccolino e vedo nei genitori “le condizioni adatte”, ovvero essere tranquilli, volenterosi e senza “paura”, può essere molto utile insegnare loro il tocco affettivo. In questo modo non solo si va a migliorare la relazione genitori-figli* ma anche quella genitori-terapeuta-bambin*.
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